di Pino Vitale
E’ tempo di turismo sociale.
E’ tempo di turismo sociale.
E’ tempo di ribadire il primato dell’uomo e della promozione civile, della crescita culturale dei giovani e della tutela dell’ambiente.
Il turismo sociale - per sua stessa definizione - ha origine dalla dottrina sociale della Chiesa, dalla volontà di rendere tutti, senza nessuna distinzione, partecipi della gioia di vivere nella fratellanza e nell’armonia. Abolendo ogni steccato economico e lanciando un messaggio di pace e di speranza. Un turismo che non guarda solo ad avvicinare l’uomo alle bellezze naturali, ma che riesce anche a vedere la coscienza di ognuno di noi, a cercare all’interno di ogni persona un motivo di promozione, personale e collettiva.
Una riflessione sul valore della persona, sulla fatica che ogni uomo di buona volontà ha il dovere di compiere per aiutare gli altri, per donare una parte della propria vita per un progetto di speranza comune. Per conseguire alle generazioni future quel patrimonio di civiltà che la Chiesa ha saputo tutelare e, nello stesso tempo, ampliare. Oggi sono tante le facce del turismo sociale. In particolare, una delle più difficili – ma che regala soddisfazioni immense a chi lavora a questi progetti – riguarda il turismo per i disabili. Nell’aiutare la persona disabile si racchiudono le mille anime del turismo sociale: il volontariato, la promozione sociale, l’organizzazione di un turismo a misura d’uomo. Ma qui è indispensabile anche un impegno forte da parte delle istituzioni pubbliche, per poter creare questa offerta di servizi: dallo Stato agli enti locali, regioni, province, comunità montane, piani di zona, unioni dei comuni e comuni, tutti devono essere inseriti in questo circuito virtuoso. Il turismo sociale è lo straordinario volano che permetterà di far crescere l’occupazione nel mezzogiorno. E’ lo strumento sul quale scommettere, per aiutare i giovani a credere nella formazione, per indirizzare le nuove generazioni verso una prospettiva dove c’è la possibilità di vivere insieme agli altri costruendo un nuovo domani, senza dover abbandonare un territorio che ha davvero bisogno dei giovani.
Il turismo sociale - per sua stessa definizione - ha origine dalla dottrina sociale della Chiesa, dalla volontà di rendere tutti, senza nessuna distinzione, partecipi della gioia di vivere nella fratellanza e nell’armonia. Abolendo ogni steccato economico e lanciando un messaggio di pace e di speranza. Un turismo che non guarda solo ad avvicinare l’uomo alle bellezze naturali, ma che riesce anche a vedere la coscienza di ognuno di noi, a cercare all’interno di ogni persona un motivo di promozione, personale e collettiva.
Una riflessione sul valore della persona, sulla fatica che ogni uomo di buona volontà ha il dovere di compiere per aiutare gli altri, per donare una parte della propria vita per un progetto di speranza comune. Per conseguire alle generazioni future quel patrimonio di civiltà che la Chiesa ha saputo tutelare e, nello stesso tempo, ampliare. Oggi sono tante le facce del turismo sociale. In particolare, una delle più difficili – ma che regala soddisfazioni immense a chi lavora a questi progetti – riguarda il turismo per i disabili. Nell’aiutare la persona disabile si racchiudono le mille anime del turismo sociale: il volontariato, la promozione sociale, l’organizzazione di un turismo a misura d’uomo. Ma qui è indispensabile anche un impegno forte da parte delle istituzioni pubbliche, per poter creare questa offerta di servizi: dallo Stato agli enti locali, regioni, province, comunità montane, piani di zona, unioni dei comuni e comuni, tutti devono essere inseriti in questo circuito virtuoso. Il turismo sociale è lo straordinario volano che permetterà di far crescere l’occupazione nel mezzogiorno. E’ lo strumento sul quale scommettere, per aiutare i giovani a credere nella formazione, per indirizzare le nuove generazioni verso una prospettiva dove c’è la possibilità di vivere insieme agli altri costruendo un nuovo domani, senza dover abbandonare un territorio che ha davvero bisogno dei giovani.
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