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01 settembre 2008

Accuse pesanti alla Iervolino

Dopo il polverone sollevato negli ultimi giorni (accuse pesanti al Comune di Napoli, richieste di dimissioni per il sindaco Iervolino, ecc.) è lo stesso Velardi, assessore regionale al Turismo, a placare i toni della polemica - sempre dalle pagine del blog: «Lasciamo perdere: a questo punto torno a concentrarmi sul lavoro che sto facendo, non mi va di ficcarmi in una discussione in cui mancano buon senso e buonafede». Velardi chiude così il capitolo polemico che ha riacceso l'astio politico tra il rappresentante della giunta Bassolino e la giunta di palazzo San Giacomo, messa schiettamente sott'accusa.
DIETROFRONT - Dopo aver sostenuto la necessità di un cambiamento che portasse al superamento dell’attuale amministrazione napoletana, auspicando un ritorno alle urne in breve tempo, l’assessore Velardi parla a bocce ferme facendo registrare un dietrofront rispetto a quanto espresso nei giorni scorsi, un cambio di registro dal tono rassegnato. Torna sui lavori di Piazza Garibaldi collegandoli a quelli, solo auspicati, del centro storico chiudendo la questione con un laconico: «Ho rinunciato per evitare un altro buco nell’acqua». Tra le righe traspare una forte sensazione di sfiducia. «Rifletto su questi giorni, e la distanza aiuta: mette le cose nella dimensione giusta. Ho ricevuto dalla politica repliche garbate (”isterico”, “bugiardo”) e si è aperto un dibattito di merito (”perché queste uscite?”, “cosa c’è dietro?”). Mentre qualunque (dico qualunque) persona non appartenente al ceto politico stretto dichiara sobriamente - sui giornali e altrove - la necessità di superare l’insostenibile situazione napoletana». Tornando poi su quanto non è riuscito a fare, a suo dire, a causa della cattiva collaborazione riscontrata nel Consiglio Comunale ribadisce: «Forse per questi motivi concreti voi potete capire quello che i politici non vogliono capire. Il mio giudizio negativo sull’azione del Comune di Napoli nasce da queste esperienze, non da elucubrazioni politiche». «Ora il lavoro prosegue. Non commetterò - conclude - più l’ingenuità di occuparmi di cose di cui non posso venire a capo».

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