La crisi del potere d’acquisto delle famiglie si riverbera sulle vacanze. Nemmeno agosto si salva. A lamentarsi è la Fipe, la Federazione composta da oltre 240 mila bar, ristoranti, stabilimenti balneari, discoteche, rifugi alpini che dà lavoro a oltre un milione di persone. Diminuiscono gli stranieri e gli italiani se ne stanno a casa.
Chi viaggia comunque, se può, tiene il portafoglio chiuso. Così i commercianti lamentano quasi tre miliardi di euro di mancato incasso, il 7 per cento in meno rispetto all’estate 2007. Non solo calano le presenze sulle spiagge o nelle più rinomate località montane, ma diminuiscono le presenze nei ristoranti, negli alberghi e perfino nei campeggi. Anche i pubblici esercizi, spiega la Fipe, in grado di registrare l’andamento turistico, tenendo conto di coloro che hanno la "seconda casa" o che vanno da parenti e amici, segnalano cospicue perdite. Di questo passo, a fine stagione, si stima che saranno 28 milioni le presenze in meno.
I turisti, precisa ancora la Fipe, cercano di stare alla larga dal mare (-6,8 per cento), dove non manca la tentazione di qualche gelato e dello shopping nelle vie del borgo marinaro. Ma sta andando male pure in montagna (-3,8%), mentre sembra non variare il livello delle presenze al lago e addirittura pare che ci sia una lieve crescita nei piccoli centri, dove il livello dei prezzi è più ragionevole.
Non conosce crisi, invece, il turismo d’élite. L’Italia è sempre la meta preferita dei nuovi ricchi russi e cinesi, mentre gli americani continuano a snobbare il Belpaese; pochi anche i francesi e i tedeschi in giro.
Per le associazioni di consumatori, oltre che della crisi, è colpa dei prezzi, anche se il 66,7 per cento degli esercenti dichiara di non aver ritoccato i listini. Sarà vero? «Siamo preoccupati da questi dati», ha commentato Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe, «ma non impreparati. Segnali negativi erano già stati annunciati da più parti e a guardarsi intorno si vede che l’economia non gira. Non dobbiamo, però, piangerci addosso, ma dobbiamo darci tutti da fare e puntare sulla qualità dei servizi offerti». Non tutti i mali vengono per nuocere. Qualche volta la legge della domanda e dell’offerta potrebbe rivelarsi vantaggiosa per i clienti. Ma gli esercenti dovrebbero rimettersi un po’ in discussione, a cominciare dal prezzo della bottiglietta di acqua minerale da mezzo litro venduta a 2,50 euro. Provate a chiedere un semplice bicchier d’acqua del rubinetto...
Giuseppe Altamore