Nel pomeriggio piovoso di ieri, quando alle cinque del pomeriggio pareva che già fosse mezzanotte, i turisti che avevano optato per una visita all'Archeologico non potevano raccomandarsi neanche agli amuleti: la Collezione Egiziana che — come ricorda il sito internet — comprende «numerosi bronzetti votivi di divinità egizie ed amuleti contro il malocchio», era chiusa ai visitatori per chissà quale motivo.
E non è che occorresse indagare tanto per saperlo. In un museo gremito di gente era il personale stesso a spiegare come il piano sotterraneo, insieme ad altre sale del prestigioso Museo Nazionale, fosse interdetto. Un cartello ad avvisare, un cancello ad inibire, e il gioco (sporco) è fatto. «La Collezione Farnese è in allestimento. Ci scusiamo per la temporanea assenza dell'apparato didascalico ». E' un'altra sorpresa, e non certamente l'ultima. Se la «Testa di Apollo tipo Kassel» lascia il supporto in marmo (vuoto) languire di un solitudine imbarazzante, non è perché i romani, nel secondo secolo d. C., conoscessero tecniche per rendere il marmo invisibile. E neanche Apollo, per quanto «viva» possa risultare la sua testa, poteva decidere autonomamente di lasciare il posto di lavoro. Forse è andato a nascondersi lì, dove c'è il cartello «Vietato l'accesso ai non addetti al lavoro», lui che può. La sala, il cui accesso è chiuso con un nastro rosso, piena di busti e statue dalle bellezze solo intraviste, funge allo stato da deposito «vedo-non vedo». Collezioni chiuse, collezioni work in progress, sale-deposito e teste di Apollo latitanti. Trascurato a Capodanno, trascurato tutto l'anno. A confermare la grossa presenza di turisti nei siti di interesse archeologico, anche i 2.600 tagliandi staccati all'ingresso degli Scavi di Pompei durante la giornata di visite gratuite. Ma al Museo Nazionale non finisce qui. Pipì bagnata, pipì fortunata: fu proprio Mario Resca, consigliere del ministro Bondi per le Politiche museali e direttore generale per i Musei e le Gallerie, a sottolineare la situazione critica in cui versano i bagni pubblici della struttura museale. Secondo lui erano «al limite del praticabile ». Ma forse è stato troppo clemente.Ieri, soddisfare i propri bisogni fisiologici era possibile solo a patto di possedere un ombrello o di spugnarsi da capo a piedi. I bagni dell'Archeologico sono infatti allestiti in due capannoni prefabbricati, piazzati al centro del cortile interno. Chissà per quanto tempo si andrà avanti così.Sorprese (negative) anche a San Martino. Il museo allestito nella storica certosa napoletana, è rimasto chiuso fino alle 14. A saperlo, però, erano solo i custodi. Gruppi di turisti si sono recati a più riprese davanti all'ingresso della certosa, trovando il portone chiuso, senza alcun cartello che avvertisse dell'apertura posticipata.
E non è che occorresse indagare tanto per saperlo. In un museo gremito di gente era il personale stesso a spiegare come il piano sotterraneo, insieme ad altre sale del prestigioso Museo Nazionale, fosse interdetto. Un cartello ad avvisare, un cancello ad inibire, e il gioco (sporco) è fatto. «La Collezione Farnese è in allestimento. Ci scusiamo per la temporanea assenza dell'apparato didascalico ». E' un'altra sorpresa, e non certamente l'ultima. Se la «Testa di Apollo tipo Kassel» lascia il supporto in marmo (vuoto) languire di un solitudine imbarazzante, non è perché i romani, nel secondo secolo d. C., conoscessero tecniche per rendere il marmo invisibile. E neanche Apollo, per quanto «viva» possa risultare la sua testa, poteva decidere autonomamente di lasciare il posto di lavoro. Forse è andato a nascondersi lì, dove c'è il cartello «Vietato l'accesso ai non addetti al lavoro», lui che può. La sala, il cui accesso è chiuso con un nastro rosso, piena di busti e statue dalle bellezze solo intraviste, funge allo stato da deposito «vedo-non vedo». Collezioni chiuse, collezioni work in progress, sale-deposito e teste di Apollo latitanti. Trascurato a Capodanno, trascurato tutto l'anno. A confermare la grossa presenza di turisti nei siti di interesse archeologico, anche i 2.600 tagliandi staccati all'ingresso degli Scavi di Pompei durante la giornata di visite gratuite. Ma al Museo Nazionale non finisce qui. Pipì bagnata, pipì fortunata: fu proprio Mario Resca, consigliere del ministro Bondi per le Politiche museali e direttore generale per i Musei e le Gallerie, a sottolineare la situazione critica in cui versano i bagni pubblici della struttura museale. Secondo lui erano «al limite del praticabile ». Ma forse è stato troppo clemente.Ieri, soddisfare i propri bisogni fisiologici era possibile solo a patto di possedere un ombrello o di spugnarsi da capo a piedi. I bagni dell'Archeologico sono infatti allestiti in due capannoni prefabbricati, piazzati al centro del cortile interno. Chissà per quanto tempo si andrà avanti così.Sorprese (negative) anche a San Martino. Il museo allestito nella storica certosa napoletana, è rimasto chiuso fino alle 14. A saperlo, però, erano solo i custodi. Gruppi di turisti si sono recati a più riprese davanti all'ingresso della certosa, trovando il portone chiuso, senza alcun cartello che avvertisse dell'apertura posticipata.
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