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29 aprile 2010

Acli e Caritas: l'anno nero delle famiglie italiane

L'indagine Iref presentata dal presidente Olivero al 34° convegno nazionale delle caritas diocesaneRoma, 28 aprile 2010 - Il 2009 è stato l’anno nero delle famiglie italiane. Lo confermano i dati dell’indagine sullo stato di salute delle famiglie italiane promossa dalle Acli e dalla Caritas italiana, presentata oggi a San Benedetto del Tronto, nell'ambito del 34° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dal presidente delle Acli Andrea Olivero. La ricerca è stata realizzata dall'Iref, in tre rilevazioni campionarie nei mesi di maggio 2009, settembre 2009 e febbraio 2010, per un totale di 4500 interviste telefoniche.Nessuna tipologia familiare sembrerebbe esservi salvata dalla crisi: solo il 2,2% delle famiglie contattate ritiene, infatti, di aver migliorato la propria condizione economica nel corso del 2009. Il resto delle famiglie sembra dividersi tra chi resiste, o galleggia (41%) e chi invece soffre rischiando di affondare (57%). E’ nel Nord-Est e al Sud che si concentra la maggior parte delle famiglie che giudicano il 2009 come un anno negativo per le proprie condizioni economiche.La crisi economica ha prevalentemente condizionato i consumi delle famiglie: comparando i dati raccolti nel corso dell’anno, rimane elevata ma stabile la quota di famiglie che nei quattro mesi precedenti all’intervista hanno acquistato prodotti a basso costo (67-68%). Sale invece di oltre dieci punti la percentuale di intervistati che afferma di aver risparmiato sulla cura della propria persona (dal 33% del settembre 2009, al 44% rilevato a febbraio 2010); allo stesso modo si nota un incremento della percentuale di famiglie che hanno risparmiato su acqua, luce e gas (32% nel 2010): +11% rispetto al periodo precedente. Sempre a febbraio 2010, più di una famiglia su tre (35%) ha risparmiato sull’acquisto di generi alimentari di base (pane, pasta e carne). Tra le famiglie economicamente solide, quelle che hanno un alloggio di proprietà e dei risparmi accantonati, la percentuale di nuclei che hanno ridimensionato la spesa sui generi di prima necessità è appena del 20%; in assenza di una casa di proprietà e di risparmi, la percentuale di famiglie fragili che risparmiano sul mangiare sale al 68%. Il ruolo dei costi fissi nella definizione dei comportamenti di consumo è dunque molto forte: se si deve far fronte ad un impegno di spesa periodico, come quello di un affitto o di un mutuo, occorre risparmiare un po’ su tutto, anche su pane, pasta e carne. La crisi è dunque finita? Non ora, non qui. Sebbene alcuni proclamino il contrario, le famiglie sanno bene che manca ancora molta strada da fare per rivedere la luce; anche perché il 2010 è l’anno nel quale la diminuzione del reddito familiare è un rischio che si corre tutti quanti. Ad alimentare il sentimento d’incertezza che serpeggia tra le famiglie italiane è il rischio di perdere il posto di lavoro: il 68% degli intervistati ha dichiarato di essere molto o abbastanza preoccupato dall’idea che nel corso del 2010 un proprio familiare possa perdere il lavoro. Sono i nuclei familiari in cui sono presenti dei figli (coppie e famiglie mono-genitoriali) ad essere più insicuri da un punto di vista occupazionale. Per il presidente delle Acli Andrea Olivero, «guardando i problemi delle famiglie, si vedono i problemi dell’Italia». «Non possiamo permetterci che la crisi economica si trasformi in crisi culturale, in un restringimento di prospettive, in un avvitamento delle famiglia, e quindi della società italiana, sulle difficoltà del presente. Occorre ridare slancio alle famiglie e fiducia nel futuro, costruendo finalmente una serie politica di sostegno alle famiglie sul piano della capacità di spesa, della soggettività fiscale, della prossimità dei servizi, della conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della vita»

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