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30 settembre 2011

Giornata mondiale del turismo: più responsabilità per un fenomeno globale

“Il turismo, ponte tra le culture”


Sono stati 940 milioni i turisti che nel 2010 hanno varcato le frontiere del proprio paese e il turismo internazionale è un fenomeno in tendenziale crescita . Il turismo, cioè “la pratica, l'azione svolta da coloro che viaggiano e visitano luoghi a scopo di svago, conoscenza e istruzione” (secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo - UNWTO), è uno degli aspetti più tipici dell’epoca moderna, un fenomeno che segna alla radice la mentalità contemporanea.
La crescita inarrestabile del numero di persone che si muovono – e del giro di affari creato intorno ad esse – ha portato alla ribalta le luci e le ombre di una realtà umana segnata da aspetti positivi ma pure da inquietanti criticità. Il turismo può liberare e rendere schiavi, può favorire l’incontro paritario tra le culture (l’“Alleanza delle civiltà”, promossa nel 2005 dalle Nazioni Unite su iniziativa di Turchia e Spagna) o perpetuare una logica razzista e colonialista, può diffondere il rispetto per l’ambiente o determinare una sua ulteriore distruzione.
Per essere davvero tale, oggi il turismo deve essere sostenibile e responsabile. A livello internazionale sono nati così diversi codici di comportamento rivolti ai viaggiatori, ai paesi ospitanti, alle aziende del settore con l’intenzione di suggerire buone pratiche ma anche per lottare contro gli abusi, in particolare contro il turismo sessuale minorile.
L'odierna 'Giornata mondiale del turismo' invita a domandarci in quale situazione siamo. Innanzitutto alcuni dati. Secondo le cifre fornite dall’UNWTO, relativamente al 2010 (in .pdf), tra i paesi più gettonati dal turismo internazionale la Cina consolida la sua posizione sia in termini di arrivi sia di introiti in denaro. La classifica degli arrivi è la seguente: prima la Francia (con 77 milioni di turisti), poi gli Stati Uniti, terza appunto la Cina, quarta la Spagna e quinta l’Italia. Rispetto ai livelli del 2009, anno in cui si è sentita pesantemente la crisi economica, l’anno successivo si è registrata una crescita degli arrivi del 6,6% giungendo alla cifra dei 940 milioni di persone che si sono spostate a scopo turistico (23 milioni in più rispetto al 2008).
L’Europa nel suo insieme rappresenta ancora il 51% degli arrivi complessivi, mentre l’Africa soltanto il 5%. Come entrate derivanti dal settore gli Stati Uniti sono in testa con più di 100 miliardi di dollari; segue la Spagna ma con circa la metà degli introiti; a seguire Francia, Cina e Italia. Globalmente il turismo ha generato un volume di entrate pari a 919 miliardi di dollari a cui si aggiungono i 170 del trasporto dei passeggeri. Va notata poi la crescita esponenziale della Cina come spesa: i turisti cinesi negli ultimi dieci anni hanno moltiplicato di quattro volte le risorse destinate ai viaggi. È istruttivo evidenziare come i mesi più turistici siano quelli dell’estate dell’emisfero boreale, cioè luglio e agosto che quasi raddoppiano le presenze rispetto a febbraio e novembre: anche in questo campo dunque si profila una profonda spaccatura tra il Nord e il Sud del mondo, con quest’ultimo nella funzione di recettore.
Nei primi mesi del 2011 si è ancora registrato un trend di crescita globale con due eccezioni che risentono di grandi avvenimenti politici e naturali: da un lato la rivolta del mondo arabo (che ha segnato una gravissima crisi dei flussi turistici soprattutto verso l’Egitto), dall’altro il terremoto in Giappone con la conseguente crisi nucleare. Nonostante tutto però quello del turismo resta un settore trainante dell’economia mondiale. Per questo deve essere costantemente monitorato anche dal punto di vista etico.
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative culturali e politiche, per evidenziare la necessità del turismo sostenibile e per dare strumenti normativi per combattere i crimini legati al sistema. La notizia più recente porta la data del 19 settembre scorso, quando 14 importanti aziende spagnole del settore hanno sottoscritto, a margine del primo Congresso internazionale sul rapporto tra turismo e etica svoltosi tra il 15 e il 16 settembre a Madrid, il Codice etico universale per il turismo. Quest’ultimo documento, approvato il 21 dicembre di 10 anni fa dalle Nazioni Unite, è la pietra miliare per verificare la qualità e la sostenibilità di un turismo giusto e umano che favorisca il miglioramento individuale, la conoscenza tra i popoli, l’incontro tra le culture, lo sviluppo della persona anche durante il riposo o la vacanza.
Uno degli aspetti più tragici e oscuri del turismo è sicuramente la vacanza per fini sessuali soprattutto quando coinvolge minori e bambini. Secondo l’ECPAT International, un network di organizzazioni che lottano contro la prostituzione minorile, il traffico di bambini e la pedofilia anche online, i “turisti sessuali” sono nella stragrande maggioranza persone normali, anche donne, di tutte le età e di tutti i ceti sociali; di minore impatto (ma che acquista grande evidenza sui mass media) è l’incidenza di pedofili. Le mete abituali dei turisti sessuali sono il Messico, il Brasile, la Thailandia e le Filippine (con circa 20 mila minori coinvolti soltanto nell’area della capitale Manila) ma come nuove destinazioni stanno emergendo la Colombia, il Sudafrica, l’India e soprattutto il Vietnam e la Cambogia (circa 30 mila bambine sono schiave della prostituzione): non manca pure l’Europa con la Bielorussia!
Le vittime degli abusi sessuali sono bambine e bambini poveri, appartenenti a minoranze etniche o a gruppi sociali emarginati; sono minori costretti a lavorare, spesso vivendo per strada lontano dalla famiglia (oppure sono orfani per vari motivi, in particolare a causa dell’Aids).
Per estirpare questo fenomeno occorrerebbe un grande cambiamento di mentalità nei cittadini “ricchi”: una svolta che richiede tempi lunghi. Nel frattempo è necessario il rinforzo della legislazione nazionale per reprimere i crimini, la nascita di norme extraterritoriali, l’attenzione costante al fenomeno. Se fare la spesa al supermercato è diventato, come tutta una serie di altri comportamenti quotidiani, un atto politico, scegliere di fare un viaggio lo è ancora di più, perché ne va della vita di molte persone e della qualità del futuro. Anche nostro.

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