«Il Paese ha bisogno di trasparenza e legalità, non di segretezza». E' fortemente critico il giudizio delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani sul disegno di legge sulla disciplina delle intercettazioni telefoniche e ambientali che approda oggi al Senato.«Di fronte all'emergenza legalità che affligge gravemente il nostro Paese - spiega il presidente delle Acli Andrea Olivero - e che viene portata a conoscenza dell'opinione pubblica proprio grazie alle indagini dei magistrati e alle cronache dei giornalisti, ci saremmo aspettati dalla politica altre risposte: nuove regole contro la corruzione, un potenziamento delle capacità investigative, un'interpretazione più rigorosa del senso dello Stato e della moralità pubblica. Si procede, invece, pervicacemente, malgrado le correzioni delle ultime ore, a ridurre gli spazi di azione di magistrati e giornalisti, per giunta a colpi di maggioranza, anzi "blindando" i testi per coprire i dissidi all'interno della stessa coalizione di Governo».«Certamente - aggiunge Olivero - il diritto alla riservatezza dei cittadini è importante, le violazioni al segreto istruttorio vanno impedite, i giornalisti possono e devono essere richiamati ad un maggior senso di responsabilità nell'utilizzo delle informazioni di cui vengono in possesso. Per tutelare queste esigenze era ed è possibile trovare soluzioni ragionevoli e condivise. Ma è la corruzione la vera emergenza del Paese, con ricadute gravissime non solo sul piano politico ed economico - l'evasione fiscale, il lavoro sommerso, lo spreco di denaro pubblico, le mafie e le clientele - ma anche sul piano sociale ed educativo: il venir meno del senso dello stato, della legalità, del bene comune».«Per fare crescere finalmente la democrazia nel nostro Paese - conclude il presidente delle Acli - avremmo allora bisogno di maggiore responsabilità e trasparenza, non certo di maggiore segretezza. E per far questo la libertà d'informazione non è solo un diritto fondamentale della Costituzione ma anche un dovere imprescindibile».
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