In una stagione turistica in calo si è tornati a parlare di turismo sociale. Fondato sui valori della socializzazione, della crescita della persona e del rispetto dell'ambiente, è organizzato da gruppi, da associazioni, parrocchie. Una realtà che annovera 3mila case per ferie, 3.500 circoli ricreativi aziendali, oltre 10mila circoli territoriali, ostelli della gioventù, centinaia di agenzie viaggio. Un settore in cui lavorano un migliaio di persone. La Federazione italiana di turismo sociale raggruppa 11 federazioni del turismo e della cooperazione sociale che rapprensentano oltre tre milioni di cittadini, giovani, anziani, famiglie che viaggiano e amano scoprire la natura, l'arte e la cultura. «C'è un interesse cresciuto verso il turismo sociale», spiega Massimo Abate, direttore Buoni Vacanze Italia - Fitus. «Non siamo ancora in grado di capire quanto e come si ripercuoterà la contrazione della domanda che pare esserci nel turismo tradizionale. Solo tra qualche mese sarà possibile capire se ci sarà stato uno spostamento verso il turismo sociale o se anche questo è in calo». Il turista sociale non fa vacanza nei mesi "di punta" come agosto, né durante le festività. Cerca di sfuttare periodi di bassa stagione per poter usufruire di tariffe più basse. Il turismo sociale è un vasto campo che comprende i viaggi organizzati da famiglie numerose, da gruppi di famiglie o di amici, parrocchie e circoli aziendali. Lo spirito che li lega è il desiderio di viaggiare e conoscere il territorio cercando però soluzioni alternative rispetto ad una gestione prettamente commerciale. Spesso le strutture che ospitano i turisti sono gestite da famiglie, da cooperative sociali e si entra in contatto con realtà del territorio attraverso cui si conoscono cucina, tradizioni, storia, folklore.«È aumentata la fascia sociale che vive situazioni di instabilità economica o di vero e proprio disagio. Il turismo sociale si sta impegnando perché tutti possano trascorre un periodo in una località turistica. Consideriamo infatti il turismo un diritto e come tale va garantito a tutti», aggiunge Massimo Abate. In questo contesto è nato nel 2001 il progetto Buoni vacanza Italia. «Si tratta di voucher che seguono il meccanismo dei buoni pasto e quindi sono subito spendibili. Vengono riconosciuti in base a determinati criteri, tra cui il reddito e il numero dei figli. Gli erogatori possono essere enti pubblici ed enti privati», spiega Massimo Abate. «Il sistema dei buoni è già attivo in diversi Paesi europei, in Francia l'agenzia nazionale Cheques vacancesfunziona dal 1982. Nel 2004 ha emesso buoni per 900 milioni di euro di cui hanno beneficiato 6,3 milioni di persone. Il 35% di questi non potrebbe altrimenti andare in vacanza». La Federazione italiana di turismo sociale per questo progetto sta coinvolgendo anche partner del turismo tradizionale.
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