Focus
di Michele Rizzi
Quanto accaduto al Presidente del Consiglio è un fatto da condannare. E con forza. L’aggressione a un uomo, qualunque sia la sua provenienza politica, il suo trascorso e le idee che professa, rimane un atto esecrabile che in un Paese come l’Italia non dovrebbe mai, neanche lontanamente, essere plaudito, così come si è constatato nei commenti circolari su Internet e, ancora più sommessamente, tra la gente.
E’ inutile, altrimenti, condannare nelle nostre battaglie civili la violenza e gli abusi di molti, se non siamo in grado di capire che quello che è accaduto ieri è un atto che deve offendere profondamente la coscienza di ognuno di noi. Quanti intimamente hanno goduto per un simile atto di violenza, rischiano di svuotare di senso parole come “rispetto” e “solidarietà”, delle quali si fregiano e per le quali sono state condotte battaglie importanti nel passato. Questo atteggiamento è una minaccia al bene comune e rischia di alimentare, oltre all’odio, l’ indifferenza.
In questo, riteniamo sia grande la responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa che hanno fatto dell’informazione un luogo per accendere i toni del dibattito politico, soffiando sul fuoco di uno scontro già di per sé deprecabile.
L’informazione dovrebbe creare una coscienza critica, non istigare alla violenza. L’opinione pubblica dovrebbe trascendere l’individuale e riflettere il bene comune. Proprio qualche giorno fa il Papa ha parlato dei media come luoghi in cui "il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci". I mass media, ricorda il Pontefice, "tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti 'attori' e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri".
Di quanto è accaduto tutti noi, in parte, siamo responsabili, poiché quanto accaduto non è solo un atto inconsulto e isolato, ma il segno evidente della debolezza di un Paese che, dalle istituzioni ai singoli cittadini, non ha ancora imparato a gestire sapientemente le divergenze politiche e culturali che è giusto coesistano in una società civile.
di Michele Rizzi
Quanto accaduto al Presidente del Consiglio è un fatto da condannare. E con forza. L’aggressione a un uomo, qualunque sia la sua provenienza politica, il suo trascorso e le idee che professa, rimane un atto esecrabile che in un Paese come l’Italia non dovrebbe mai, neanche lontanamente, essere plaudito, così come si è constatato nei commenti circolari su Internet e, ancora più sommessamente, tra la gente.
E’ inutile, altrimenti, condannare nelle nostre battaglie civili la violenza e gli abusi di molti, se non siamo in grado di capire che quello che è accaduto ieri è un atto che deve offendere profondamente la coscienza di ognuno di noi. Quanti intimamente hanno goduto per un simile atto di violenza, rischiano di svuotare di senso parole come “rispetto” e “solidarietà”, delle quali si fregiano e per le quali sono state condotte battaglie importanti nel passato. Questo atteggiamento è una minaccia al bene comune e rischia di alimentare, oltre all’odio, l’ indifferenza.
In questo, riteniamo sia grande la responsabilità dei mezzi di comunicazione di massa che hanno fatto dell’informazione un luogo per accendere i toni del dibattito politico, soffiando sul fuoco di uno scontro già di per sé deprecabile.
L’informazione dovrebbe creare una coscienza critica, non istigare alla violenza. L’opinione pubblica dovrebbe trascendere l’individuale e riflettere il bene comune. Proprio qualche giorno fa il Papa ha parlato dei media come luoghi in cui "il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci". I mass media, ricorda il Pontefice, "tendono a farci sentire sempre 'spettatori', come se il male riguardasse solamente gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti 'attori' e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri".
Di quanto è accaduto tutti noi, in parte, siamo responsabili, poiché quanto accaduto non è solo un atto inconsulto e isolato, ma il segno evidente della debolezza di un Paese che, dalle istituzioni ai singoli cittadini, non ha ancora imparato a gestire sapientemente le divergenze politiche e culturali che è giusto coesistano in una società civile.
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