Translate

04 marzo 2011

Reportage Mozambico

MOZAMBICO:
L'AFRICA E' NUOVA, E' NUOVA
Maputo, febbraio 2011. E' durata meno di un anno la campagna "CTA for Africa" per la raccolta del cinque per mille destinato all'acquisto di un fuoristrada da donare alla scuola di formazione professionale "Estrela do Mar" a Inhassoro in Mozambico. A marzo 2010, nel corso della Conferenza Organizzativa di Milano, fu presentato alle Acli il progetto di solidarietà; ad aprile 2010 a Roma, nella sala Carroccio del Campidoglio, il Presidente Nazionale lanciò la campagna "CTA for Africa"; da aprile a giugno 2010 due fuoristrada, messi a disposizione dalla casa automobilistica Tata, hanno percorso da nord a sud l'Italia per incontrare nelle piazze , nelle sedi istituzionali e nei circoli Acli, la gente e le istituzioni, la stampa e le associazioni, per parlare di Mozambico, di solidarietà e cooperazione, attuando così una magnifica esperienza di integrazione associativa e dando valore ai contenuti del turismo responsabile e solidale. A febbraio 2010, quasi un anno dopo, definito tutto con l'Ambasciata del Mozambico, la delegazione del CTA, formata dal Presidente Nazionale Pino Vitale, dal Vice Presidente Vicario Matteo Altavilla e dal Presidente del Comitato Nazionale Filippo Pugliese, parte per la missione in Mozambico.
Ad aspettarla all'aeroporto di Maputo è Michele Lepora, responsabile del Ipsia di Vercelli e organizzatore di tutta l'operazione. La Tata è nel parcheggio, nuova, fiammante di un rosso bordeaux e con gli adesivi del CTA, dell'Ipsia e delle Acli ben visibili e dominanti. Il fuoristrada è stato acquistato in Mozambico, evitando così tutte le complessità burocratiche, e sarà consegnato alla scuola "Estrela do Mar" di Inhassoro: nostra destinazione finale.
Finalmente in Africa, a bordo del fuoristrada. L'entusiasmo è tale che produce un ridondante sms inviato agli amici in Italia: il CTA è arrivato in Africa, noi siamo la leggenda, l'Africa è la storia. Chissà quali reazioni seriose avrà provocato ! Ma, si sa, l'entusiasmo è figlio del piacere e genera esaltazione.
Meno esaltanti sono i trentadue gradi e la strada per arrivare a Maputo. La strada è la vera anima di un paese: in Africa come in India, in medio ed estremo oriente, su di essa avvengono l'incontro e lo scambio, il commercio, la ricerca di qualcosa e di qualcuno, l'inganno e la delazione, il mostrarsi o il nascondersi. La strada è piena di buche nell'asfalto e di terra rossa ai margini, affollati di baracche in lamiera ondulata nei molti colori dei molti sgangherati negozi che reclamizzano ricambi Honda, Nissan, Toyota, Mazda, Mitsubishi, Suzuki; materiale da costruzione, ceramiche e bagni; Cocacola, Vodacom, Colgate, Palmolive e quant'altro si può immaginare in un eccentrico glamour e ininterrotto naif: è Mama Africa! La voce è quella dei venditori abusivi, autorizzati, improvvisati, con molti banchetti di ananas, arachidi, mango, papaia, banane, cocco, patate, e quant'altro questa terra generosa è in grado di dare.
Guida a sinistra, il traffico scorre con auto giapponesi e pullmini di rappresentanza, taxi giallo-neri, fuoristrada delle molte Ong operanti nel paese. Via via che si avvicina il centro storico e amministrativo Maputo si mostra più capitale: strade larghe, contornate di giacaranda e acacie, negozi ordinati, birrerie e caffetterie. Via K. Marx, via F. Castro, Viale 25 giugno, via Ho Ci Min, via Lenin, via Mao Tze Dong, via Cabral, via Lumumba: un gioco toponomastico che richiama la storia della lotta armata di liberazione del Fruente di Liberation del Mozambique di ispirazione marxista-leninista fino al congresso del 1989. Tuttora al governo del paese, grazie alla maggioranza parlamentare ottenuta in un sistema multipartitico, il FRELIMO presidia i quartieri della città con l'inconfondibile bandiera rossa e, per molta gente, le sue sezioni costituiscono un punto di riferimento e di partecipazione popolare. Maputo, un milione di abitanti, capitale della Repubblica Popolare del Mozambico (diciotto milioni di abitanti), sede di ministeri, di ambasciate e di organizzazioni non governative, ha larghi viali, un bellissimo lungomare, e larghe spiagge, un porto attivo, e una bella baia dove solcano "concave navi dalle vele nere".
Banche, hotel a tre a quattro a cinque stelle, ristoranti e birrerie, discoteche e musei, chiese e moschee, una fortezza e una cattedrale, teatro e cinema, università, campi di golf e di tennis, palestra e centro ippico. Insomma ha quanto occorre per fare di una città la capitale di un paese.
L'incontro con l'Ambasciatore d'Italia in Mozambico Dott. Carlo Lo Cascio è quanto di più cordiale e istruttivo possa esserci. Elegante, formale, squisito nella conversazione, ci riceve nel suo studio, ci informa dello stato del Paese e si informa della nostra missione. Conosce la scuola "Estrela do Mar" e ne condivide l'impostazione; apprezza ciò che le Acli hanno fatto e si congratula per la donazione del CTA. "In ambasciata si è sempre operativi - dice – per risolvere i problemi dei connazionali. E' costante il collegamento con la comunità dei 1500 italiani residenti e il rapporto con i nativi è basato su reciprocità e rispetto. Molto presenti le Organizzazioni non Governative, di diversa emanazione religiosa e laica, che assicurano un'apprezzata opera di sussidarietà. Il Mozambico - continua l'ambasciatore – è molto visitato dai sudafricani. Vengono nelle località più belle del paese, ma lasciano poco all'economia del posto perché si portano anche l'acqua. È soprattutto nel nord che sono numerosi i sudafricani".
Nel 1996 un accordo stipulato con N. Mandela permise l'insediamento di migliaia di agricoltori sudafricani di origine europea. Decisione molto contrastata che però consentì di restaurare l'antica corrente commerciale tra Johannesburg e Maputo; di rianimare l'economia locale disastrata dalla guerra civile durata 16 anni e penalizzata da un'agricoltura smantellata, con gran parte dei campi infestati dalle mine , impoverita da carestie dovute a siccità e alluvioni, con allevamenti ridotti a zero. Molto del paese oggi è basato sui rapporti col nuovo Sudafrica: le linee aeree convergono tutte su Johannesburg, l'energia elettrica prodotta dal lago di Cahora Bassa sullo Zambesi, è venduta al Sudafrica, l'unica strada esistente collega Maputo a Cape Town; è a Pretoria l'unica stazione satellitare che irradia telecomunicazioni; da Maputo parte la navigazione verso Cape Town per immettersi nelle rotte marittime internazionali; va verso Città del Capo l'unica ferrovia, vanno verso il Sudafrica le nuove migrazioni. Insomma, sono molti i fili che legano il Mozambico al Sudafrica e c'è da augurarsi che i ricchi sudafricani non considerino il Mozambico come il proprio giardino. Natura selvaggia, spiagge incontaminate, ottime aragoste, relativa tranquillità, buoni resort, riserve naturali e arcipelaghi, barriera corallina e ricca fauna, rappresentano ottime attrazioni turistiche che, all'indomani della guerra civile, sono in piena valorizzazione, e richiamano molte famiglie sudafricane.
Lo sviluppo turistico ci viene descritto nell'incontro con la Direzione Generale del Ministerio do Turismo. Ad accoglierci è la Dott.ssa Ana Paula Chaùque Chef de Departamento del Turismo con lo staff al completo di tecnici esperti e funzionari. Viene presentato il Piano di Sviluppo del Settore Turismo che " individua le priorità specifiche e definisce la qualità e la quantità delle risorse umane nel settore: formazione, conservazione, hoteleria, amministrazione, restauro sono le aree fondamentali dello sviluppo turistico". È una visione strategica del turismo basata su attrattori naturali, ambientali e culturali, che oggi danno il benvenuto a più di quattro milioni di turisti l'anno e sono destinati a stabilizzarsi entro il 2025, con programmi nazionali e regionali, pubblici e privati, con investitori nazionali ed internazionali.
Solidali con questa visione globale razionale del piano, abbiamo posto sul tavolo della Direzione Generale un progetto di turismo sociale e sostenibile da realizzare in Mozambico grazie alla nostra rete associativa di 112 sedi territoriali in Italia e 35000 iscritti. Le strutture alberghiere sono all'altezza di una domanda di qualità, i collegamenti aerei con le località turistiche sono efficienti; i parchi e le riserve naturali di Ngorongosa e di Bazaruto sono attrazioni di valore, le spiagge sono di grande suggestione, l'ospitalità e l'accoglienza ben curate, il mangiare è eccezionale per il pescato, le stagioni sono praticabili. Unico gap sono le condizioni della strada e la possibilità limitata di pullman turistici e di guide parlanti italiano.
Interessa, e non poco, ai funzionari del Ministero il progetto del CTA perchè per loro, abituati ad un turismo individuale, questa sarebbe la prima esperienza di turismo di gruppo.
Un esperimento da realizzare in un buon resort di Inhanbane gestito da gente del posto, che utilizzi servizi locali e interagisca nelle opportunità con gente del posto, in modo da contribuire all'economia locale; che effettui escursioni all'Arcipelago di Bazaruto, al Parco di Ngorongosa, alla diga di Cahora Bassa. Tanto è l'interesse che il Direttore Generale si dichiara disponibile a organizzare un educational per operatori del CTA, da realizzare secondo modi e tempi da concordare, e a favorire iniziative di scambio e di gemellaggio. Idee e opportunità da portare a casa e da mettere in progetto per dare seguito alle attese reciprocamente suscitate. Intanto restano la grande disponibilità e l'attenzione ricevuti dalla delegazione.
Il Mozambico ci Riceve, l'Africa ci accoglie.
Ci accoglie con un cielo macchiato di nuvole che precedono con scrosci brevi il lontano temporale e che si apre in improvvisi squarci di sole cocente, sicché non si capisce se gli ombrelli coloratissimi servano per ripararsi dalla pioggia o dal sole. Ma in Africa gli alberi sono ombrelli, larghi e vaporosi. La fine della stagione delle piogge rende l'Africa verde e lussureggiante, inedita per chi l'ha sempre immaginata arida e arsa dal sole. Estese piantagioni di palme da cocco ci accompagnano fino alla grande pianura del fiume Limpopo; qui lo spirito del luogo ci regala uno dei meravigliosi tramonti africani quando il sole indugia con i suoi raggi nel lasciare la terra che, a sua volta, sembra trattenerlo vestendosi di colori caldi che si smorzano in una tavolozza dal rosso al rosa, al bordeaux, al ruggine, al giallo e all'arancio. Che terra! Fredric Amiel nel suo Diario Intimo diceva " qualunque paesaggio è uno stato d'animo". Aveva ragione, qui lo stato d'animo è quello che si apre all'umanità di questa terra. La vedi quando è sera, oltre i bordi della strada, raccogliersi negli spiazzi e nelle radure, con capanne senza luce e senz'acqua, dove immagini famiglie pigiate tra quattro pareti nel buio e nel fumo con una cena grama cucinata con carbonella. La vedi ancora quando è giorno camminare al margine della strada; uscire da una capanna di paglia o di lamiera che si nasconde dietro una fila di banane o di palme, inerpicarsi sull'asfalto sconnesso e prendere a camminare. La vedi ancora negli scolari con l'uniforme della scuola, camicia, gonna o pantaloni, calzettoni tirati sulle scarpe nere. La vedi nelle donne con le sporte, le fascine o la secchia in testa. Vanno e vengono, vanno e vengono. L'africa è così : "un continente in cammino, che dà il senso prepotente di uno scopo, anche se si tratta di uno scopo elementare: raggiungere un pozzo, una scuola, un mercato" (Pietro Veronesi). Dove va l'Africa, cosa vogliono raggiungere il Mozambico, la Tanzania, lo Zimbabwe, lo Zambia, il Sudafrica e tutti gli altri paesi dell'Africa australe? Vogliono raggiungere la loro identità costruendo con l'autodeterminazione la loro storia. Occorre tempo, noi abbiamo costruito la nostra identità in 150 anni, loro l'hanno raggiunta da soli trent'anni. Diamo tempo, senza dimenticare che proprio da queste parti, nelle gole dell' Olduvai in Tanzania, l'uomo si incamminò 1.300.000 anni fa per le vie del mondo. Diamo una mano a costruire conoscenza, competenza, professionalità, in modo che i resort, gli alberghi, le banche, il mercato, le comunicazioni, gli aeroporti, le infrastrutture, e quant'altro fa ricchezza sia regolato e gestito dalla loro capacità.
Questo è il vero obbiettivo al quale vogliono contribuire le Acli con la scuola "Estrela do Mar" di Inhassoro cui è stato consegnato il fuoristrada. Escola Industrial e Commercial, 27 aule e laboratori, mensa, aule docenti e uffici, campo sportivo; docenti e amministrativi del posto. Corsi di carpenteria, falegnameria, elettricista, modista, meccanica, informatica, cucina e bar, ricevimento, contabilità. Corsi triennali, iscrizione gratuita al primo anno, 50 meticais al mese (1,16 euro al mese) al secondo anno, e 100 meticais il terzo anno (ovvero 2.32 euro al mese). Si esce con una qualifica di primo livello spendibile nel mercato del lavoro per una retribuzione sopra il salario minimo mensile di 80 dollari. Gli allievi sono 600, maschi e femmine; tutti con la divisa – così impone i Ministero dell'Educacao – che qui è pantaloni verdi, camicia gialla e cravatta verde.
Nasce immediata l'empatia con questi ragazzi quando, simile a una larga macchia giallo-verde che si espande, vengono nel cortile della scuola a salutarci. Bastano i palloni portati alla scuola per sollecitare la loro voglia di calcio, tutta sudafricana. Manca solo qualche vuvuzela. Basta intonare il motivo di Minnie the Moocher cantato da Cab Calloway " Hidehidehidehi (hidehide hidehi) Hodehodehodeho (hodehodehodeho)" per sentire nella loro eco l'innata abilità del ritmo. Qui l'Africa è nuova, è nuova! È nelle mani di questi ragazzi, nel loro apprendimento; è nei loro occhi che guardano il futuro, nel loro camminare per raggiungere il pozzo, la conoscenza, il mercato.
Missione compiuta. Ma il Mozambico serba ancora qualche suggestione. Percorriamo a ritroso la strada per Villanculo, città che se vuole avere fortuna turistica con gli italiani dovrebbe cambiare nome. Ma tant'è. La strada è la stessa dell'andata – l'unica esistente -, ma se si prova a immaginarla in bianco e nero sembra che davanti agli occhi scorrano le fotografie del grande Sebastiao Salgado che, rigorosamente in bianco e nero, ha fotografato l'umanità del Mozambico durante la guerra civile degli anni settanta. Nel resort Casa Real sul mare, si vede un magnifico chiaro di luna che sembra un olio su tela e … le aragoste hanno tutto il sapore dell'oceano indiano. Quando è fatto giorno , scopriamo l'incanto della larga e bianchissima spiaggia che si distende nel litorale lunghissimo, colmo di vegetazione, con rade barche che, consumate dalla fatica dei pescatori, sono poggiate sul fianco e lasciate lì ad aspettare che la marea viva le faccia galleggiare di nuovo. Qua e là tappeti di conchiglie e madrepore luccicano al sole e danno riflessi iridescenti di madreperla che riverberano antiche storie dell'Africa e dell'Oceano Indiano. Raccontano che da qui partiva una rotta negriera per gli schiavi che arrivavano dalle regioni interne, aree di cattura, e venivano imbarcati su navi che doppiando il Capo di Buona Speranza andavano verso il Centro e Nord America. Ricordano pure che oggi, da qualche parte del Mediterraneo, simili barche servono per un nuovo commercio umano. Su questa spiaggia vengono in mente Stevenson, Melville, Omero, D'Annunzio, Moravia che in Passeggiate Africane scriveva " la baia è amplissima, con il lido bianco, le palme verdi, e l'oceano azzurro che si incurva fino al più lontano orizzonte, assottigliandosi gradualmente in una sola linea vaporosa e indistinta. Là dove il cielo sembra confondersi col mare, la sagoma remota di una nave, forse una petroliera, sta sospesa nella luce del mattino. Non c'è nessuno a perdita d'occhio; la solitudine si accorda meravigliosamente con la calma del mare; tutto il paesaggio pare stupito di esserci, come se fosse il primo giorno della creazione". Si riferiva Moravia a una spiaggia del Gabon, ma sembrano pennellate in Mozambico.
Da una spiaggia del tropico del capricorno passiamo alle lanterne cinesi! Ma non siamo in Cina, restiamo sempre a Villanculo. All'aeroporto appare, tra due grandi lanterne rosse, scritto in portoghese e ribadito con vistosi ideogrammi cinesi, il tabellone di ingresso "Aeropuerto Civil de Villanculo". Stuttura modernissima in metallo e vetro, in fase di ultimazione, ad opera di tecnici cinesi. Lungo il viale di ingresso trattoristi cinesi per gli ultimi sterramenti, elettricisti cinesi per gli ultimi attacchi, manovali cinesi per gli ultimi ritocchi alle pareti, ognuno attorniato da due o tre operai africani che prendono ordini dai cinesi per pulire, zappettare, spostare la scala. La scena si commenta da sola; c'è da sperare che non siano arrivati i nuovi padroni. Viene alla mente l'analisi di F. Rampini su la Sinizzazione del Continente Nero dove descrive la penetrazione della Cina in Africa: " le mani cinesi si allungano sull'Africa.. Pechino si accaparra un accesso strategico al petrolio,.. conquista risorse minerarie e metallifere..., è a caccia di vastissime tenute agricole da acquistare in Africa per trasformarle in granai esclusivi che riserveranno per la popolazione cinese... Sono i più grandi costruttori di infrastrutture". Proprio come per l'aeroporto di Villanculo e per la deforestazione del Nord del Mozambico affidata alle imprese cinesi.
Per l'occidente è una sfida con la Cina a trovare progetti di investimento competitivi, anziché consolarsi la coscienza con un po' di elargizioni comunitarie; per l'Africa è il momento migliore di approfittare con lungimiranza di questa concorrenza tra investitori stranieri, contando sulla propria economia, sulle riforme e sulla tutela dei diritti, anziché fidare sugli aiuti stranieri.
Lasciamo il Mozambico per tornarci presto, con gli operatori del CTA e con una iniziativa di turismo responsabile; lasciamo un'Africa lussureggiante di verde, che sa di speranze e di arcobaleno e non l'Africa di Hemingway de "le nevi del Kilimangiaro" che sa di safari e di colonialismo.

Nessun commento:

Profit e non profit: nuove prospettive per il turismo sociale

Flv Player