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24 gennaio 2013

Appunti per una riflessione sulle "Politiche del turismo"

Il turismo è fruizione dei territori, con le loro identità, i servizi e le produzioni tipiche; conseguentemente, la qualità del territorio, col suo patrimonio ambientale, artistico e culturale, le possibilità di accesso, i servizi civili e quelli ricettivi, sono le componenti di base che determinano la qualità del prodotto turistico. Va sottolineato il fatto che, il “consumo turistico” risponde prevalentemente a bisogni culturali quali la scoperta della bellezza, di nuove realtà ambientali, sociali e culturali, la socializzazione, l’autorealizzazione, la crescita dell’individuo. Tutto ciò viene penalizzato da: costi del prodotto Italia, propri di un Paese avanzato, alti costi di investimenti, servizi, lavoro e per oneri fiscali e parafiscali;. piccola dimensione delle imprese ricettive, alta stagionalità e ridottissima fruizione del potenziale meridionale, delle aree interne e di quell'Italia detta minore ma con la Maiuscola, che caratterizzano il turismo nazionale. Non si è mai attivata una specifica politica di coordinamento dell'offerta e di sostegno alla domanda, se si escludono gli interventi benemeriti dei Comuni, a favore delle categorie più deboli. Per altro, solo le associazioni, istituzioni, imprese, cooperative, enti non profit che si dedicano al mondo del turismo sociale, senza contributi pubblici, si sono fatti carico di consentire l’accesso alle attività del tempo libero e al turismo, a tutti i cittadini. A fronte della buona volontà, i limitati sforzi messi in campo, si trovano a far fronte ad un mercato dalle dimensioni mondiali, ove nascono, ogni giorno, nuovi e agguerriti concorrenti.  Pertanto, la competitività, nella società della comunicazione e della mobilità, può essere vinta solo disponendo di coordinamento, grandi risorse economiche e tecniche. Solo il paese Italia inteso come un unicum, nel suo insieme, in cui il turismo venga considerato quale settore  di punta, può reggere una tale sfida.
Per le considerazioni di cui sopra una politica di settore richiede:
              l’attivazione di sistemi turistici locali, partendo dalla qualificazione e riqualificazione del territorio, sotto il profilo paesistico ambientale, urbanistico, architettonico, artistico, dei presidi agricoli, e la dotazione dei servizi e strutture ricettive, premessa indispensabile per migliorare l’offerta turistica locale. Si possono prevedere alcuni interventi pilota, concentrati in aree specifiche del mezzogiorno e in alcune zone strategiche del centro-nord, per la riqualificazione complessiva del prodotto. Ciò significa dotarsi di sufficienti risorse economiche e sviluppare grandi capacità di coordinamento degli interventi tra le varie amministrazioni dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, coinvolgendo sistematicamente gli operatori privati e il mondo del non-profit. In ogni caso, la priorità generale, nell’impiego delle risorse, deve essere indirizzata al miglioramento della qualità dei territori,  alla loro fruizione e accessibilità.
            In questo contesto, è opportuno prevedere interventi specifici per il superamento della stagionalità, in accordo con le amministrazioni locali, con le imprese turistiche e quelle dei trasporti, con il mondo del turismo sociale, con i tour operator e con i sindacati.
            La messa in rete dei territori, per una comunicazione sinergica in grado di promuovere e valorizzare le identità di tutti e ognuno, con le peculiarità, unicità, tipicità e offerte.
            Gli interventi a favore delle imprese, risulteranno efficaci se si concentreranno nel migliorarne la qualità, calmierando e riducendo i costi di esercizio, operando principalmente e contemporaneamente, sui versanti della qualificazione degli addetti e su quello della costituzione di reti di servizi territoriali e nazionali, con particolare attenzione alle forme cooperativistiche e consortili. E’ necessario, inoltre, armonizzare le aliquote IVA e le altre imposizioni a livello europeo nonché rimodulare IMU anche con riferimento del valore commerciale dell’attività svolta e non solo in base ai valori catastali.
            Una forte, selezionata, coordinata e sinergica presenza sui mercati esteri. Forse, va ripensata la riforma dell’ENIT nel contesto del potenziamento generale della presenza del PRODOTTO ITALIA all’estero.
            Una politica di sostegno della domanda interna che non si limiti alla pura e semplice promozione del prodotto Italia, attivando, obbligatoriamente, reali meccanismi di sostegno economico alla domanda interna; a partire dai Buoni Vacanze, approvando celermente le proposte di legge presentate al Parlamento, anche al fine di favorire gli accordi di collaborazione con gli altri Paesi europei nei quali l’esperienza dei buoni si è già realizzata. 
            Il 45% degli italiani non accede al turismo e una quota consistente del restante 55% riduce progressivamente i periodi di vacanza, e l’esperienza degli altri paesi Europei ha dimostrato la validità di tale scelta, sia dal punto di vista sociale (il diritto alla vacanza per tutti), sia dal punto di vista economico, potenziando il settore, riducendo fortemente la stagionalità e incrementando le stesse entrate fiscali.
Il sistema dei Buoni Vacanze in Francia, in Svizzera e in altri paesi europei, gli incentivi per lo sviluppo di specifiche formule ricettive, la parziale o totale detassazione del risparmio turistico e dei contributi aziendali per le categorie di cittadini e lavoratori meno abbienti, hanno permesso l’accesso al turismo di milioni di nuovi utenti e costituiscono ancora oggi uno degli elementi sui quali poggia lo sviluppo del turismo in quei paesi.
Il Sistema Buoni Vacanze vuole e può realizzare:
            per gli utilizzatori, la possibilità di accedere più facilmente alla vacanza e ai viaggi, con costi più contenuti e distribuiti nel tempo, oltreché con maggiori garanzie qualitative;
            per gli enti pubblici, la possibilità di spendere celermente i fondi destinati a vacanze e cure climatiche, per particolari categorie disagiate, senza le lungaggini delle gare d’appalto, lasciando la scelta finale dell’esercizio turistico al beneficiario, sempre nell’ambito di un elevato standard di qualità;
            per il mondo del lavoro, il miglioramento delle relazioni aziendali, e la decontribuzione e defiscalizzazione di parte del salario, diretto o indiretto;
            per i pensionati, la riduzione dei costi delle vacanze;
            per esercizi e operatori turistici, l’incentivazione alla destagionalizzazione del mercato, la crescita degli indici di occupazione delle strutture e l’aumento generale della clientela;
            per l’intero settore, un importante strumento di sviluppo e riequilibrio territoriale e stagionale.
Il mondo del Turismo Sociale, rappresentato dalla FITuS e dalle 15 grandi Associazioni Nazionali ad essa aderenti, tra cui il Centro Turistico Acli, una tra le più grandi associazioni turistiche di ispirazione cattolica, è una grande realtà sociale ed economica che nasce dai valori della solidarietà, della socialità, della responsabilità e della sostenibilità. Rappresenta milioni di cittadini iscritti alle Associazioni aderenti, giovani, anziani, famiglie e lavoratori, migliaia di circoli o gruppi territoriali, migliaia di case per ferie e ostelli per la gioventù; le attività complessive del comparto superano il miliardo di euro, senza considerare i volumi gestiti da organismi territoriali non direttamente rappresentati nazionalmente, quali parrocchie ed altre aggregazioni locali. Il potenziale del Turismo Sociale, può essere ulteriormente valorizzato a favore di progetti nazionali e territoriali che puntino all’ammodernamento e all’ampliamento dei settori di offerta turistica, rappresentati dagli Ostelli della Gioventù e dalle Case per Ferie, di quelli indirizzati a favorire la pratica turistica delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei lavoratori e a valorizzare le località minori delle zone interne e del meridione d’Italia. La questione istituzionale emerge con grande forza, le indiscusse esigenze di definire una politica globale per il settore, richiedono soluzioni più coraggiose e funzionali di quelle adottate con la costituzione del Comitato Nazionale per il Turismo. A nostro giudizio, è necessario definire, a monte, un primo principio di carattere generale, riguardante la titolarità statale a svolgere le funzioni di coordinamento ed indirizzo di tutte le attività demandate alla pubblica amministrazione locale o centrale, indipendentemente dalle competenze istituzionali. È un principio più volte sancito dalla Corte Costituzionale, anche dopo le modifiche apportate al titolo V della Costituzione, e applicato in nazioni realmente federate quali gli Stati Uniti d’America e la Svizzera. Definito tale principio, è necessario individuare un referente governativo autorevole, con compiti di coordinamento intersettoriale (vedi multisettorialità del turismo), e di raccordo permanente con Regioni e Comuni, allo scopo di definire e gestire una politica nazionale per il comparto, rendendo cogenti gli indirizzi di politica generale, nonché le decisioni amministrative, quali la classificazione degli esercizi alberghieri ed extralberghieri (es. Case per Ferie ed Ostelli ), la qualificazione e l’esercizio delle professioni, l’agibilità degli operatori privati e delle associazioni non-profit. In questo contesto, si colloca la richiesta di avviare con urgenza il necessario confronto con le Regioni e i Comuni, per definire un quadro di riferimento omogeneo per le legislazioni regionali di settore, che valorizzi il ruolo sociale ed economico del Turismo Sociale, ne promuova lo sviluppo, e lo consideri protagonista di specifici progetti settoriali e territoriali.
Presidenza Nazionale CTA                                                                                                                              

 

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