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05 settembre 2006

XXVII Giornata Mondiale del Turismo

27 settembre 2006 Giornata Mondiale del Turismo


" Il Turismo è ricchezza". Ecco è il tema scelto quest'anno per la celebrazione della Giornata Mondiale del Turismo, che ricorre il 27 settembre.

L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) proponendo il tema per la XXVII Giornata Mondiale “Il turismo è ricchezza” ha centrato, sia pure in modo generico, la natura essenziale del fenomeno. La ricchezza infatti costituisce davvero il cuore del turismo. E non tanto in riferimento al “core busines” che lo caratterizza ma quanto rispetto al “core men” che ne esalta la funzionalità umanizzante.
La “ricchezza” seduce l’uomo, come la bellezza, il successo, il potere. Lo seduce perché ne sente acutamente la privazione e, quand’anche non fosse così, non ne è mai sazio. Auri sacra fames, sentenziavano i moralisti antichi, volendo icasticamente delineare la bramosia della ricchezza avvelenante l’essere umano e ponendo scopertamente alla luce le radici di tante funeste scorribande nella storia.
Ma di che ricchezza si tratta argomentando sul turismo? Si ritiene opportunamente che la definizione data – “Il turismo è ricchezza” – riguardi una molteplicità di aspetti, una serie concatenata di “causa-effetto” idonea a produrre “beni”, attraverso il movimento del turismo, sugli individui, sulle nazioni, sulle economie, sulle culture. Dunque il fenomeno turistico si rileva essere una ricchezza in sé e capace di trainarne inclusivamente altre sia per i paesi di emissione sia per quelli di recezione dei flussi.

La ricchezza segno di benessere
Non v’è dubbio che il turismo, come in uno specchio riflettente, riveli la condizione agiata delle persone. Qui la ricchezza è indizio di benessere effettivo, di lavoro e di fortuna negli affari, di produzione e di abilità nell’accumulo di beni materiali, ben trafficati, ben custoditi, bene investiti. In tale prospettiva la ricchezza è segno di intelligenza operosa e scaltra, spesso subordinata a se stessa e grondante di sudore, di fatica, di rischio, eppure espressione di impresa, di investimento, di risparmio oculato.
Attraverso gli spazi e i tempi del turismo, ci si avvede che essere ricchi è bello. Questo sembra essere il messaggio della civiltà dei consumi, dei media globali, dell’eccesso abbondante, dell’esteriorità visiva della vita. A volte nel turismo emergono atteggiamenti che stridono con una lieta e pacata ricchezza. Ad esempio: esibirsi nella ricchezza, ostentare ricchezza, essere gaudenti per la ricchezza, atteggiarsi con arrogante ricchezza. Risultano comportamenti e modi di essere “fuori di sé”, non giustificabili appunto solo perché si è ricchi e belli.
Diversamente il turismo può diventare la misura della virtù discreta e sapiente, pur vivendo una forma privilegiata di ricchezza. E’ naturale quindi consentire l’opinione secondo cui se si viaggia si possiedono mezzi finanziari sufficienti, si dispone di risorse strumentali in sovrappiù rispetto alle necessità quotidiane, si può investire in una bella e anche meritata vacanza. Nulla di particolarmente disdicevole in queste scelte, a patto che la vacanza manifesti ciò che si è effettivamente e correttamente e non ciò che si vorrebbe perpetrare in un assillante piacere di vivere e in un assoluto stare bene.

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